Matti da legare, questo il pensiero taciuto da milioni di giovani praticanti avvocato nel leggere la nota trasmessa il 23 Febbraio dal Ministero della Giustizia.
Secondo quanto si apprende dalle fonti ufficiali, in via Arenula si starebbe lavorando per garantire lo svolgimento delle prove abilitanti nelle date già fissate -13, 14 e 15 Aprile 2021-. Il dubbio sulla salute mentale dei burocrati ministeriali e di chi, suo malgrado, ci mette la faccia, assume i contorni di una diagnosi se si considera che, ad oggi, si registrano +16.424 nuovi casi e +318 morti di Covid. La prognosi è suffragata dal decreto del Presidente Draghi, che ha prorogato il divieto di spostamento tra Regioni fino al 27 Marzo, e dal ministro Speranza, secondo cui non ci sono le condizioni per allentare le misure di emergenza.
Oltre 12.000 giovani, ancora una volta, sono incerti sul proprio futuro.
Maldicenti sostengono che, vista la pandemia in corso, non c’è di che avere fretta; dunque tanto vale continuare a studiare. Eppure la situazione non è semplice. I giovani, oltre la pandemia, devono sopportare il peso relativo alla crisi economica, disoccupazione, inattività lavorativa, danni psicologici ed assistenzialismo genitoriale senza fine. Anche coloro che hanno investito in rinomate scuole di specializzazione forense, master e doppie lauree vedono scadere il tempo a disposizione per l’approfondimento accademico. Chi ha la “fortuna” di lavorare o di risiedere in altra regione, si chiede se riuscirà a tornare nella Corte d’Appello di appartenenza senza contagiare o contagiarsi.
Ad urtare la sensibilità dei molti giovani “parcheggiati e bamboccioni” è anche il marketing dei corsi di preparazione all’esame di abilitazione.
Basta cercare su internet per leggere locandine che non lasciano spazio a dubbi: il prezzo, sempre caro, e la certezza che gli esami si sosterranno a giugno-luglio. Buon senso, fortuna o informazioni privilegiate carpite da burocrati chiacchieroni!? A dubbi legittimi non c’è risposta certa.
Fa specie notare, però, che alcuni corsi di preparazione sono tenuti da noti magistrati, in cui doppio stipendio (dovuto ai corsi) e conflitto d’interesse (magistrati che preparano futuri avvocati!?) fanno a cazzotti con la deontologia; materia che, peraltro, si chiede di portare all’esame orale.
L’attuale crisi relativa all’esame abilitante è stata acuita dall’inadeguatezza del CNF, che costa caro agli avvocati sensibili alla causa dei praticanti.
90.000 euro forfait per il Presidente del CNF, 70.000 euro per il Segretario, 50.000 euro per Vicepresidente e tesoriere, troppi per un nulla di fatto. Unica ed amara consolazione per i praticanti avvocato è sapere che, senza un loro “giovane” contributo economico, agli attuali legali spetterà una pensione di circa 800 euro; premessi i 35 anni di contributi ed 70 di anzianità. Se la sostenibilità economica e finanziaria della previdenza forense non è una priorità, figuriamoci i giovani…
Tirando le somme risulta evidente come nemmeno il nuovo Guardasigilli, che pure ha fatto parte di FRALEX (Fundamental Rights Agency Legal Experts), abbia una soluzione per la censurabile realtà dei praticanti avvocato.
L’esame, anche con le oltre 100 sottocommissioni paventate dall’Organismo Forense (Ocf), sembra irrealizzabile perché manca l’obiettivo primario di ogni decreto anti-covid, ossia evitare gli “assembramenti”. Viste le tempistiche, inoltre, risulta poco plausibile l’orale rafforzato. I motivi sono due. Chi studia per l’abilitazione si è reso conto della differenza tra orale e scritto, e pertanto si troverebbe impreparato. In secondo luogo non si capisce perché i futuri avvocati dovrebbero essere discriminati rispetto ad altre categorie beneficiate da lauree abilitanti, orali da remoto o test a risposta multipla.